Benvenuti al portale del cinema italiano per l’ambiente: proveremo a rendere un argomento drammatico – ma anche ricco di opportunità – come la crisi ambientale in toni leggeri, mescolando informazione, azione, e intrattenimento.
Parleremo di cinema dietro le quinte, di come girare un film (e, in fondo, di come provare a vivere) con un impatto ambientale ridotto; e naturalmente di storie sullo schermo, che affrontino nei giusti toni la grande questione – la grande opportunità – del nostro tempo.
La nostra prima iniziativa riguarda l’imminente Conferenza sui mutamenti climatici – in gergo ONU simpaticamente indicata come COP21 – che comincerà a Parigi il 30 novembre.
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Parleremo di cinema dietro le quinte, di come girare un film (e, in fondo, di come provare a vivere) con un impatto ambientale ridotto; e naturalmente di storie sullo schermo, che affrontino nei giusti toni la grande questione – la grande opportunità – del nostro tempo.
La nostra prima iniziativa riguarda l’imminente Conferenza sui mutamenti climatici – in gergo ONU simpaticamente indicata come COP21 – che comincerà a Parigi il 30 novembre.
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La Conferenza di Parigi sui mutamenti climatici, o COP21, è un appuntamento di quelli decisivi. Nel corso degli ultimi decenni, infatti, l’uomo ha mandato nell’atmosfera molte più emissioni di quante la Terra non riesca ad assorbire.
L’atmosfera terrestre è fondamentale per permettere una vita sul pianeta, poiché crea il cosiddetto effetto serra: come le pareti trasparenti di una serra, l’atmosfera lascia passare i raggi del sole e al tempo stesso impedisce a una parte di loro di rimbalzare nello spazio e li rimanda verso la superficie del pianeta, riscaldandola – senza l’atmosfera, la temperatura media della Terra sarebbe 18 gradi sotto zero, e invece è oggi 15 gradi sopra lo zero.
Ma quando l’atmosfera si fa troppo densa, come sta accadendo a causa delle nostre emissioni, la temperatura aumenta ancora. Le emissioni responsabili di questo aumento della temperatura vengono dal nostro bruciare combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) per ottenere energia. Rispetto all’era preindustriale, quando il consumo di combustibili fossili era irrisorio, la temperatura è aumentata di 0,8 gradi. Per dare una idea delle grandezze in gioco, sei gradi in meno danno origine ad una era glaciale. E infatti vediamo che già con 0,8 gradi il tempo, anche nel nostro paese, sta cambiando: alcune zone vengono inondate molto più spesso, mentre altre zone si vanno desertificando.
Gli scienziati stimano che un aumento della temperatura oltre i due gradi rispetto all’era preindustriale potrebbe innescare meccanismi incontrollabili, come lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento di molti metri del livello del mare, presso cui vive un sesto della popolazione del pianeta.
E a Parigi ci si propone proprio questo: ottenere un accordo vincolante, per cui il livello delle emissioni comporti un aumento della temperatura non oltre i due gradi rispetto all’era preindustriale. Impresa molto difficile, però: per ridurre così massicciamente le emissioni occorre una transizione pressoché completa verso fonti di energia rinnovabile (solare, eolico, geotermico, maree) e si stima che occorrerà lasciare nel sottosuolo l’80% per cento delle riserve di combustibili fossili ad oggi note – si può capire come le pressioni contro questa transizione siano, anche in buona fede, formidabili.
E infatti gli impegni presi dai singoli paesi, in vista della Conferenza, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, non sono ancora sufficienti, e lasciano prevedere un aumento della temperatura di oltre tre gradi e mezzo – se a Parigi non si faranno sostanziali progressi, si rischia di avere un accordo molto blando o di non averne affatto.
Ecco perché le opinioni pubbliche sono importanti: perché facciano sentire la loro, di pressione, sui governi impegnati nelle trattative a Parigi, affinché raggiungano un accordo ambizioso ed efficace. Il nostro governo ha di fronte a sé un appuntamento storico: potrebbe presentarsi prudente, e contribuire a un esito deludente della Conferenza, o potrebbe prendere l’iniziativa, offrendo al nostro paese e al mondo le straordinarie opportunità di benessere, economico e ambientale, che offre la transizione energetica.
Facciamo sapere al governo che siamo consapevoli della posta in palio, che vigileremo sui lavori della Conferenza e che, se il nostro governo vuole entrare nella Storia, saremo al suo fianco.
Clicca qui per inviare una mail al Governo Italiano
L’atmosfera terrestre è fondamentale per permettere una vita sul pianeta, poiché crea il cosiddetto effetto serra: come le pareti trasparenti di una serra, l’atmosfera lascia passare i raggi del sole e al tempo stesso impedisce a una parte di loro di rimbalzare nello spazio e li rimanda verso la superficie del pianeta, riscaldandola – senza l’atmosfera, la temperatura media della Terra sarebbe 18 gradi sotto zero, e invece è oggi 15 gradi sopra lo zero.
Ma quando l’atmosfera si fa troppo densa, come sta accadendo a causa delle nostre emissioni, la temperatura aumenta ancora. Le emissioni responsabili di questo aumento della temperatura vengono dal nostro bruciare combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) per ottenere energia. Rispetto all’era preindustriale, quando il consumo di combustibili fossili era irrisorio, la temperatura è aumentata di 0,8 gradi. Per dare una idea delle grandezze in gioco, sei gradi in meno danno origine ad una era glaciale. E infatti vediamo che già con 0,8 gradi il tempo, anche nel nostro paese, sta cambiando: alcune zone vengono inondate molto più spesso, mentre altre zone si vanno desertificando.
Gli scienziati stimano che un aumento della temperatura oltre i due gradi rispetto all’era preindustriale potrebbe innescare meccanismi incontrollabili, come lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento di molti metri del livello del mare, presso cui vive un sesto della popolazione del pianeta.
E a Parigi ci si propone proprio questo: ottenere un accordo vincolante, per cui il livello delle emissioni comporti un aumento della temperatura non oltre i due gradi rispetto all’era preindustriale. Impresa molto difficile, però: per ridurre così massicciamente le emissioni occorre una transizione pressoché completa verso fonti di energia rinnovabile (solare, eolico, geotermico, maree) e si stima che occorrerà lasciare nel sottosuolo l’80% per cento delle riserve di combustibili fossili ad oggi note – si può capire come le pressioni contro questa transizione siano, anche in buona fede, formidabili.
E infatti gli impegni presi dai singoli paesi, in vista della Conferenza, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, non sono ancora sufficienti, e lasciano prevedere un aumento della temperatura di oltre tre gradi e mezzo – se a Parigi non si faranno sostanziali progressi, si rischia di avere un accordo molto blando o di non averne affatto.
Ecco perché le opinioni pubbliche sono importanti: perché facciano sentire la loro, di pressione, sui governi impegnati nelle trattative a Parigi, affinché raggiungano un accordo ambizioso ed efficace. Il nostro governo ha di fronte a sé un appuntamento storico: potrebbe presentarsi prudente, e contribuire a un esito deludente della Conferenza, o potrebbe prendere l’iniziativa, offrendo al nostro paese e al mondo le straordinarie opportunità di benessere, economico e ambientale, che offre la transizione energetica.
Facciamo sapere al governo che siamo consapevoli della posta in palio, che vigileremo sui lavori della Conferenza e che, se il nostro governo vuole entrare nella Storia, saremo al suo fianco.
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